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Riccardo Marangoni Maurizia Cacciatori Mauro Granaglia

Il 30 settembre di quest’anno è stato un giorno speciale per noi.

 

Abbiamo organizzato un evento, riservato al nostro team, per celebrare il lungo percorso di BMP, ringraziare i nostri dipendenti per la loro dedizione e presentare a tutto lo staff la nostra Vision.

 

Fin da subito, pensando a un “main theme” ci è venuto in mente un parallelismo che spesso nel nostro lavoro (…e durante i nostri meeting), si fa sentire, ovvero, quello con l’attività sportiva.

Volleyball

 

 

 

Le similitudini, le analogie e le affinità fra il mondo dello sport e quello del lavoro sono così tante e calzanti che si farebbe fatica ad elencarle tutte, quindi abbiamo scelto di seguire questa linea per organizzare una giornata che, “sul filo conduttore dello sport”, potesse, in realtà, mettere in luce i punti di forza di una realtà aziendale solida, di successo e proiettata verso il futuro.

 

Non è stato difficile associare un volto a questa scelta.

 

Qualche mese fa, infatti, i nostri Mauro Granaglia (AD) e Giuseppe Maffè (Direttore Commerciale), hanno avuto la possibilità di conoscere di persona una delle atlete più incredibili che lo scenario sportivo italiano abbia mai vantato: Maurizia Cacciatori.

 

Maurizia nasce a Carrara, figlia d’arte (n.d.r. suo padre è stato un calciatore) e si appassiona alla pallavolo fin da giovanissima. Debutta in serie A1 a soli 16 anni, vanta più di 200 presenze in nazionale ed ha contribuito, insieme alle compagne, alla prima qualificazione della nazionale femminile italiana di pallavolo ad un’ Olimpiade.

 

Oggi Maurizia lavora come “Speaker motivazionale” anche se questa definizione ci pare un pochino riduttiva. Quello che fa Maurizia, in realtà, è portare la sua esperienza di atleta, donna e madre all’interno delle realtà aziendali.

Come dice lei stessa “(…) Oggi sono consapevole che la grande eredità che la pallavolo mi ha lasciato non sono state le coppe o le medaglie vinte ma il grande senso di responsabilità, coraggio, inclusione e fiducia nel proprio team.

 

Fontana di Galatea | Villa Visconti Borromeo Litta

 

 

 

 

La nostra giornata è cominciata percorrendo le sale della meravigliosa Villa Visconti Borromeo Litta di Lainate, un piccolo gioiello sopravvissuto alla storia e al corso degli eventi che, grazie alla cura dei proprietari, negli anni, ha mantenuto gran parte della propria bellezza e dell’ incredibile valore storico.

 

Abbiamo dato il via all’evento ripercorrendo brevemente la storia di BMP, dal 1992 ad oggi.

 

Grazie agli aneddoti dei membri più anziani [e a delle foto che non ci sentiamo proprio di riproporre], guidati dalla voce di Riccardo Marangoni (co-Fondatore e Presidente del CDA), abbiamo fatto un salto indietro di più di 30 anni vedendo, in pochi minuti, l’enorme cambiamento avvenuto nell’ultimo trentennio.

 

Abbiamo ripercorso virtualmente i vecchi corridoi, camminato negli stabilimenti ormai troppo piccoli e visto i torni e le fustellatrici da cui tutto è iniziato.

 

 

 

Superato il passato, però, è arrivato il momento del presente e, soprattutto, del futuro.

 

Accompagnati dalla voce di Mauro Granaglia (AD) e, successivamente, di Maurizia Cacciatori, abbiamo potuto esplorare e approfondire due concetti importantissimi per noi: Mission e Vision.

 

La Mission rappresenta l’identità aziendale attuale, ciò che siamo, che facciamo ogni giorno, il modo in cui lo facciamo mentre la Vision rappresenta… il futuro.

 

Perché è importante avere una “Visione”? Come dice Mauro “Perché se non si ha una visione, non si sa che direzione prendere, non si sa proprio dove andare…

 

 

La nostra Vision recita “Essere leader per efficienza e benessere, uniti nell’offrire le migliori soluzioni adesive” e fonda i suoi cardini su 5 punti fondamentali:

 

Proattività: curiosità, coraggio e determinazione per realizzare le idee più creative ed efficaci, per lavorare tutti meglio.

 

Collaborazione: coinvolgere attivamente i colleghi nelle decisioni e comunicare informazioni rilevanti è una responsabilità condivisa che stimola crescita, successo e miglioramento collettivo. Nessuno lavora da solo, tutti possiamo migliorare e crescere.

 

Regole: collaborare rispettando le regole, anche se a volte potrebbero sembrare superflue, e risolvendo i conflitti è fondamentale per un ambiente di lavoro armonioso, dove l’impatto reciproco e l’aiuto nelle difficoltà favoriscono il successo del gruppo.

 

Eccellenza: impegnarsi nel miglioramento continuo e nell’innovazione è fondamentale per perseguire standard di eccellenza e soddisfare al meglio i clienti.

 

Affidabilità: essere affidabili, fissare obiettivi sfidanti e pianificare insieme il futuro, anticipando le sfide e adattandoci per migliorare il lavoro, promuovendo autonomia e fiducia reciproca.

 

Come abbiamo detto all’inizio, i paragoni con lo sport, ancor più con la pallavolo, quasi si sprecano.

 

Riccardo Marangoni

 

 

Parlando di proattività, immaginiamo una giocatrice che si appresti a fare un “servizio”: certamente non dovrà limitarsi a lanciare la palla, ma dovrà osservare oltre la rete, dovrà relazionare le posizioni delle proprie compagne a quelle delle avversarie e cercare di offrire una palla che possa essere giocata al meglio.

 

Allo stesso modo, in azienda, bisogna sempre valutare con attenzione il proprio lavoro al fine di rendere più semplice ai colleghi la loro parte. Non bisogna solo fare bene per sé ma anche, e soprattutto, pensare se ciò che si sta passando al collega gli “renderà il lavoro più facile o più complicato”.

 

 

Legata a doppio filo alla proattività c’è la collaborazione: proprio come non si è soli su un campo da volley, non si è soli in azienda.

Con lo strutturarsi del lavoro si modifica anche il modo di lavorare. Un compito che prima si svolgeva in autonomia, oggi può diventare un lavoro a 4 o a 6 mani. Questo perché le idee di un nostro collega possono essere migliori delle nostre. Lavorando in maniera sinergica fra colleghi si può arrivare prima a una soluzione o, spesso, si possono valutare soluzioni cui, da soli, non saremmo mai giunti. Lo recita anche il nostro payoff “We work in team”.

 

 

Veniamo ora al punto della Vision che, negli anni, ha causato non poche nevralgie: le regole. In un’ottica antiquata e poco lungimirante le regole possono apparire come dei legacci che ci imbrigliano impedendoci di esprimere il nostro potenziale. Ovviamente così non è. Al crescere di un’azienda devono crescere anche le linee guida affinché tutti possano lavorare in maniera coordinata e coerente. Prendendo in prestito le parole di Mauro: “le regole sono gli schemi di gioco, sono i movimenti corretti da eseguire per vincere la partita”.

 

 

 

Team BMP

 

 

 

Tutti questi punti sono una sorta di preparazione al principio che riguarda l’eccellenza. Nella pallavolo, per tornare al nostro paragone, è la schiacciata che va a punto.

 

Ma l’eccellenza non è una dote innata. Il talento è una dote innata, l’eccellenza si allena. Giorno per giorno. Mirare all’eccellenza significa lavorare costantemente per ottenere un miglioramento. In alcuni casi, in poco tempo, si ottengono grandi miglioramenti a fronte di piccole azioni correttive.

 

Nel mondo del lavoro, soprattutto “se si gioca già ad alti livelli” l’eccellenza si raggiunge con un costante e tignoso lavoro giornaliero. Eccellenza è non adagiarsi mai, è non pensare mai di essere arrivati. Essere eccellenti significa pensare di poter fare sempre meglio. In tal senso, significa anche “ottimismo”.

 

Maurizia Cacciatori

 

 

 

 

 

L’ultimo punto della nostra vision parla di affidabilità. Questo valore deve essere conseguito sia internamente, avendo ciascuno fiducia nel lavoro dell’altro, sia esternamente, facendo di BMP un punto fermo per i clienti.

 

Così come è impensabile vincere una partita senza fidarsi dei propri compagni allo stesso modo non è possibile lavorare in sinergia senza fidarsi (e affidarsi) dei propri colleghi e collaboratori.

 

Fidarsi gli uni degli altri è un requisito fondamentale per poter programmare le azioni future e fissare degli obiettivi consapevoli di poterli raggiungere, mantenendoci sempre uniti e coesi.

 

 

Maurizia, nel raccontarci del suo passaggio al professionismo, ci ha confidato che le cose non sono state subito facili per lei: “Io ero schiacciatrice, facevo 30 punti, quindi per me il mio era fatto. Quando mi chiamavano, mi dicevano, -ma come è andata la partita?- Mah… io ho fatto 32 punti, ma abbiamo perso 3 a 0. Però ho fatto 32 punti, no?”.

 

La svolta è arrivata quando l’allenatore scelse di cambiarle il ruolo in palleggiatrice. Decisione che Maurizia non prese affatto bene. La cosa che la disturbava maggiormente era proprio l’idea di dover fare tutto il lavoro per poi portare una sua compagna a fare punto e, di conseguenza, a prendersi tutti i meriti: “Nun avevo capito proprio niente! [ride]

 

Maurizia stava imparando quello che noi impariamo ogni giorno: a lavorare in team. A ricordarsi che ogni gesto che si fa non è fine a sé stesso ma serve a far vincere la squadra. In tal senso la squadra non diventa l’entità che oscura il talento del singolo ma, al contrario, diventa un prolungamento del singolo. Perché non è detto che dove non arrivi il singolo, non ci possa arrivare tutta la squadra insieme.

 

 

Abbiamo poi esplorato il concetto di “Leadership” con tutti i falsi miti che si porta dietro: “Io ho fatto tantissimi eventi dove avevo dei relatori straordinari che presentavano delle slide con delle formule. Questo, più questo, diviso questo, uguale leader … la leadership è qualcosa che uno ha dentro ed è rappresentare un buon esempio per le persone che sono affianco.

Maurizia Cacciatori

 

 

 

Ci siamo soffermati anche sui conflitti che spesso si innescano quando bisogna mettere d’accordo tante menti diverse, pensieri confliggenti, esperienze molteplici.

E quando i punti di vista sono tutti diversi bisogna ricordarsi sempre che le azioni posso essere diverse ma che l’obiettivo è comune, che lo scopo del gioco è uguale per tutti e che ciò che si può fare è agire tutti, uniti, in modo da raggiungerlo.

 

Infine, Maurizia ci ha parlato dei suoi ultimi anni di carriera: “Maurizia, hai 27 anni, punto su altre atlete e voglio te con un ruolo differente… come una chioccia, una coordinatrice della squadra”.

 

In questo caso, le scelte erano due: la rabbia, cieca e sterile o il re-inventarsi. Prendere coscienza di un periodo meraviglioso che si andava a chiudere in favore di qualcos’altro. È lì che Maurizia ha capito cosa significasse essere vincente.

 

Essere vincente non sono le coppe, i campionati, i premi, le interviste, i punti, “Il vero vincente è colui che trova un giusto equilibrio tra le esaltanti vittorie e le cocenti sconfitte.”

 

Anche noi, nella nostra realtà, abbiamo dovuto affrontare delle cocenti sconfitte, la crisi del 2008 e la pandemia del biennio scorso ne sono un esempio, ma ci siamo sempre concentrati sulla reattività e sul futuro.

 

Anche nei momenti più difficili abbiamo sempre convogliato la nostra attenzione su ciò che avevamo creato e non su ciò che avevamo perso.

E concentrarsi su ciò che si ha è il primo passo verso la rinascita, verso la proattività, la collaborazione, le regole, l’eccellenza e l’affidabilità.

 

Come dice Maurizia: “Le coppe si vincono in allenamento e si va in gara solo per ritirarle”.

 

                                                                                                                                                                                                                                 Il Team di BMP